Jankto: "A Cagliari accolto con rispetto. Mister Nicola non mi ha fatto giocare, lì ho capito che era finita"

Jankto: "A Cagliari accolto con rispetto. Mister Nicola non mi ha fatto giocare, lì ho capito che era finita"TUTTOmercatoWEB.com
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di Giorgia Zuddas

Jakub Jankto, ex centrocampista del Cagliari, ha raccontato al Corriere della Sera i motivi che lo hanno spinto a dire addio al calcio a soli 29 anni. Nella lunga intervista, il giocatore ceco è tornato anche sull’esperienza vissuta in Sardegna sotto la guida di Claudio Ranieri e sull’infortunio che ha segnato la fase finale della sua carriera. Di seguito alcuni passaggi delle sue dichiarazioni.

Come ha riorganizzato la sua vita?

"La mia occupazione principale è curare gli investimenti immobiliari che ho fatto in questi anni e poi alleno oltre ottanta ragazzini in due società diverse, nel Dukla Praga e nel Cafc Praga, che è un’accademia dello Slavia, la squadra dove sono cresciuto prima di arrivare molto giovane in Italia, all’Udinese".

Quando ha capito di non poter giocare più per il dolore alla caviglia cos’ha provato?

"Mi sono fatto male contro il Genoa, il primo anno con Ranieri. Poi le ho tentate tutte per stare meglio: mi sentivo anche pronto a giocare con il dolore, ma mister Nicola non mi ha fatto entrare in campo neanche un minuto e allora ho pensato che non valeva la pena andare avanti con questa lesione di terzo grado ai legamenti della caviglia sinistra, che non si può operare. Anche quando alleno i bambini o semplicemente cammino, mi fa male".

Quando lei è arrivato a Cagliari, Ranieri disse: "Non avrò bisogno di proteggere Kuba dagli idioti che ci sono in giro, perché lui è forte dentro". Che ne pensa?

"Quando il tuo allenatore dice una cosa così ti dà un bell’aiuto. Aveva ragione: dal coming out erano passati due anni e dentro di me avevo una forza nuova. E ai tifosi interessava soprattutto quello che avrei fatto in campo".

Nell'unica intervista che ha fatto nei due anni di Cagliari, al podcast della Bbc, ha raccontato di essere stato trattato in Italia "meglio di quello che pensavo". Lo ha detto con stupore?

"Sinceramente sì. Gli scemi che ti insultano sui social ci sono sempre, ma la vita reale è un'altra cosa e quando tu ti comporti bene e rispetti il tuo lavoro, allora ricevi rispetto. E tutti mi hanno sempre voluto bene, anche ad Ascoli, Genova e Udine".

A Cagliari portava il suo partner nelle uscite con gli altri giocatori e le famiglie?

"Non si usciva molto con la squadra al completo e mai con le famiglie. Lo faccio adesso a Praga, con gli altri allenatori: loro portano le mogli e le fidanzate, io porto il mio compagno. Sono felice e sto bene con me stesso".