UN MIRTO CON... GIANPIERO PIOVANI

UN MIRTO CON... GIANPIERO PIOVANITUTTOmercatoWEB.com
venerdì 2 giugno 2023, 00:32Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Una stagione vissuta come un sogno a occhi aperti, come un fugace arcobaleno. Con il vento (di maestrale) in poppa e con la dinamite nelle gambe, accarezzato da una terra che l’ha accolto ragazzo e l’ha fatto adulto.

Gianpiero Piovani ha giocato a Cagliari solo per un anno, ma ha lasciato un ricordo di sé più che mai vivo e vivido. Ha vestito il rossoblù per un unico campionato, ma ha fatto brillare la sua stella nel cielo sognante della Sardegna prima di andare a illuminare altre notti.

Anno di grazia 1988-89: sotto la guida di un giovane carneade di nome Claudio Ranieri il Cagliari risorge dalle sue ceneri, fugge dal limbo limaccioso della serie C e vince la Coppa Italia di categoria, coronando una stagione da antologia. Piovani è tra i protagonisti, partecipando fruttuosamente alla fase offensiva da spalla della prima punta Guglielmo Coppola e mettendo a referto 3 reti in 30 presenze. In estate tornerà al Brescia, non senza rimpianti e una sana “saudade” in versione isolana.

Gianpiero, un’istantanea della sua esperienza-lampo in Sardegna, sotto il profilo umano e sportivo.

“Serbo un ricordo fantastico. Fu tutto splendido: dalla città alla squadra ai tifosi. All’epoca ero un ragazzino, approdato in Sardegna dalla lontana Lombardia - io sono bresciano – e i cagliaritani mi accolsero come se fossi un loro figlio. Questo per me fu importantissimo, perché mi sentivo coccolato e protetto da tantissima gente, e contribuì a darmi grande serenità. Mi pianse poi il cuore quando nell’estate del 1989, dopo aver opzionato altri due anni con il Cagliari, fui costretto a tornare al Brescia: tutto si decise alle buste – a quel tempo esisteva ancora quella pratica – e il Cagliari purtroppo mi perse. Fui molto triste per quell’addio: avrei dato qualsiasi cosa pur di restare in Sardegna. A Brescia non ripetei l’ottima stagione che avevo fatto nell’Isola, ma poi per me iniziò un percorso importante col Piacenza, che mi fece recuperare quei campionati di serie A che avrei tanto voluto disputare con la maglia rossoblù.

Sotto l’aspetto sportivo, devo dire che quella era una squadra molto ben assortita. C’erano alcuni giocatori esperti – penso a De Paola, a Coppola, a capitan Bernardini – e tanti giovani promettenti e talentuosi. Il modulo era un 4-4-1-1: io giravo attorno a Coppola, che fungeva da prima punta. Tra l’altro mister Ranieri non è che dovesse spiegarci poi tanto riguardo le posizioni da tenere in campo e gli accorgimenti tecnico-tattici da adottare: molti di quei calciatori sapevano già cosa fare, forti della loro esperienza. Il contribuito dell’allenatore fu soprattutto di carattere psicologico: ci spronava sempre a migliorarci, a crescere, a ottenere risultati importanti. E questo è stato il vero segreto di quel Cagliari: la mentalità e lo spirito di abnegazione che ci aveva trasmesso Claudio Ranieri.”

Mentalità che il tecnico romano ha poi inculcato, oltre trent’anni dopo, anche al Cagliari attuale. Rivede un po’ del “vostro” Ranieri nell’allenatore che ha rilanciato una squadra timorosa e incostante come quella di Liverani?

“Assolutamente. Io ho sentito il mister, quando ha deciso di ritornare in Sardegna, per fargli l’in bocca al lupo. Continuo a seguirlo settimana dopo settimana, e lo vedo perfino più carico di com’era con noi trent’anni fa. Questo dimostra che è ancora un grandissimo motivatore, oltre che un grande tecnico che si sa rapportare con la squadra sia dentro che fuori dal campo. Oggi è diventato fondamentale gestire gli uomini, il gruppo. I calciatori che ci sono oggi vanno sì allenati e preparati tecnicamente e tatticamente, ma vanno soprattutto forgiati a livello caratteriale: occorre insegnargli a essere sempre coesi, compatti, uniti fra di loro. Noi a Cagliari, quell’anno, avevamo uno spogliatoio che era uno spettacolo: i senatori davano delle dritte a noi giovani, ci prendevano sotto la loro ala protettiva e ci aiutavano a maturare. Oggi dobbiamo dire grazie anche a loro per la carriera che abbiamo fatto.”

Gianpiero, un suo giudizio sul Cagliari che cerca disperatamente di riacciuffare la serie A passando per la porta di servizio dei playoff. All’andata della semifinale con il Parma ha prevalso per 3-2. Cosa aspettarsi dalla partita di ritorno?

“Il Cagliari non deve assolutamente giocare per il pareggio. Non deve scendere in campo pensando che basta non perdere, perché sarebbe deleterio. Ho visto la gara di martedì: davvero entusiasmante, giocata molto bene sia dal Parma che dai rossoblù, specialmente nel secondo tempo. Nella ripresa il Cagliari è entrato in campo bello carico e ha ribaltato gli emiliani: dovrà fare così anche al Tardini, perché cullarsi sul vantaggio di un gol potrebbe essere molto pericoloso. L’obiettivo dei sardi deve essere quello di vincere anche a Parma.

In questo momento do il cinquanta per cento di possibilità al Cagliari e il cinquanta per cento al Parma.”