UN MIRTO CON... LULU' OLIVEIRA: "A Venezia il Cagliari ha semplificato la vita ai difensori veneti: ha puntato quasi solo sui traversoni a centro area. Non ho mai visto l'inserimento di un centrocampista senza palla o un'imbucata per la punta"
Luis “Lulù” Oliveira è stato tra gli attaccanti più prolifici e incisivi della storia recente del Cagliari. Il belga-brasiliano coniugava la rapidità con la tecnica, la classe pura con il senso di opportunismo sotto rete. Tranne che di testa, segnava praticamente in tutti i modi.
Ancora oggi Oliveira segue con passione – e apprensione – le sorti della formazione rossoblù, cui è rimasto legato a doppio filo. E per la gara di questa sera contro l’Inter ha le idee ben chiare.
Lulù, come vede la sfida tra il Cagliari e i nerazzurri Campioni d’Italia? Che partita sarà?
“Partiamo col dire che, mettendo da parte la gara col Venezia, ultimamente il Cagliari ha affrontato solo squadre che stanno lottando per obiettivi importanti: Fiorentina, Atalanta, Juventus in Coppa Italia e, oggi, l’Inter. Naturalmente contro i nerazzurri sarà difficilissimo per Luperto e compagni, perché i ragazzi di Simone Inzaghi scoppiano di salute e scenderanno in campo con un unico obiettivo: portare a casa i tre punti.
La formazione di Davide Nicola l’ho vista giocare nel match contro il Venezia: la sensazione è che manchi qualcosa di importante. La manovra offensiva non trova sbocchi o soluzioni vincenti; del resto, a fronte di una pressione spesso alta o altissima, non ho mai visto un inserimento senza palla di un centrocampista o un’imbucata o una verticalizzazione in profondità per un attaccante. Il Cagliari gioca quasi solo sulle corsie esterne e a Venezia, così facendo, ha reso la vita molto più semplice ai difensori e al portiere veneto. I rossoblù allargavano il gioco e poi crossavano al centro… per chi? Non c’era un centravanti fisicamente aitante in grado di capitalizzare tutti quei traversoni. Così la retroguardia veneziana non ha fatto fatica a respingere tutti gli attacchi. Sì, Gaetano e compagni hanno provato anche qualche uno-due, ma non tiravano mai in porta!
Nel secondo tempo quando è entrato Pavoletti è cambiata la musica: Pavo ha fatto gol e il Cagliari ha avuto diverse occasioni per raggiungere almeno il pareggio. Quel che è certo è che al Penzo i sardi proprio non avrebbero dovuto perdere: d’altra parte hanno quasi sempre condotto loro la partita, anche se hanno creato pochi pericoli. E, ulteriore aggravante, dopo il gol del Venezia nel primo tempo la squadra è psicologicamente crollata.
Ora ci sarà l’Inter, e le motivazioni di tutti i giocatori dovranno essere doppie o triple. Ricordo quello che diceva sempre il grande Carletto Mazzone. Prima dello scontro con una big guardava sul foglio la formazione degli avversari e commentava: ‘Sulla carta sono fortissimi, e in teoria abbiamo già perso. Ma se ognuno di noi ci metterà qualcosa in più riusciremo a colmare il gap tecnico e, magari, anche a metterli in difficoltà.’ Quello che conta davvero è non commettere errori: gli errori che i rossoblù hanno fatto a Venezia sono stati estremamente gravi. Con l’Inter non dovranno assolutamente ripetersi. Il Cagliari dovrà svegliarsi e offrire perlomeno una buona prestazione. Poi potrà anche perdere, come successo con l’Atalanta o con la Fiorentina, ma restando sempre concentrato e in partita fino al fischio finale dell’arbitro.”
Tra poco prenderà il via il mercato di gennaio. Lei darebbe la priorità all’ingaggio di un attaccante o di un portiere, viste le difficoltà fin qui incontrate da Scuffet e da Sherri?
“Gli attaccanti che il Cagliari ha attualmente in rosa sono bravi in fase di palleggio e di manovra, ma manca qualcuno che sappia davvero spaccare in due la difesa avversaria. Una punta in grado di fare la differenza in fase realizzativa.
Piccoli non mi dispiace: si muove molto bene, lavora il pallone anche in mezzo a due o a tre avversari, si dà un gran daffare. Ma manca il guastatore, quell’inserimento centrale, quella giocata vincente che sorprende i difensori.
Ai miei tempi la ricerca della profondità era la prerogativa essenziale per un attaccante. Oggi si fanno tanti tocchi e tocchetti fino ad arrivare al limite dell’area, ma poi spesso non si tira in porta. Proprio come hanno fatto Gaetano e compagni a Venezia.”