Iori: "Il Cagliari di Nicola è la prova che in Serie A salvarsi è troppo facile"

Iori: "Il Cagliari di Nicola è la prova che in Serie A salvarsi è troppo facile"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca 2024
Oggi alle 22:00News
di Vittorio Arba

Nel corso del podcast "Tutti in The Box", il giornalista Alessandro Iori ha analizzato la lotta salvezza. Di seguito le parole del telecronista DAZN, sintetizzate da TuttoCagliari.net: "Se fossi stata una persona seria, avrei contato i pareggi che ci sono stati negli scontri diretti di questa prima parte di stagione, perché finiscono tutti pari, e prevalentemente 0-0. È drammatica la parte bassa della classifica, ma c’è un motivo grande così: in Serie A è troppo facile salvarsi. È vero che il format è simile anche in altri campionati, ma l’Italia è un caso a parte: è davvero troppo facile salvarsi.
Io sono cresciuto con i campionati a 18 squadre, in cui ne retrocedevano quattro. Adesso invece ci sono campionati a 20 squadre in cui retrocedono solo tre. Se è troppo facile salvarsi, se bastano troppi pochi punti, il risultato è inevitabile: c’è chi continua a dire “Ah, facciamo 40 punti”, ma oggi con 40 punti vai in Europa League. Per salvarsi, ne bastano 30, 31, 32, 33. Da quando sono state introdotte le cinque sostituzioni — che hanno allargato ulteriormente il divario tra grandi e piccole — la quota salvezza si è progressivamente abbassata. È sempre più difficile per le squadre di bassa classifica fare punti contro le big, anche se quest’anno qualche impresa c’è stata. Di fatto, esiste un altro campionato: il Cagliari dell’anno scorso di Davide Nicola si è salvato concentrandosi sugli scontri diretti, quasi ignorando le partite con le grandi (tranne un pareggio in casa della Juve, che capitava a tutti in quel periodo).

Oggi per salvarsi basta vincere cinque partite e pareggiarne quindici. Le altre puoi anche perderle. È troppo, troppo, troppo poco. Io credo che servirebbe una formula simile a quella della Serie C: l’ultima retrocede direttamente, poi penultima contro quintultima, terzultima contro quartultima. Questo significherebbe alzare la soglia, costringendo le squadre a puntare almeno al quindicesimo posto per salvarsi. E cambierebbe tutto, perché aumenterebbe il livello e la competitività generale. Il problema è che, se chi si deve salvare ogni anno abbassa un po’ l’asticella perché “basta sempre meno”, tutto il campionato ne risente: si abbassa complessivamente di livello. È troppo facile salvarsi. Poi, è chiaro: i presidenti non voteranno mai una riforma che aumenti i rischi di retrocessione. Però, cari presidenti, la prossima volta che si discuteranno i diritti televisivi, non chiedete troppi soldi. Perché se da febbraio in poi metà delle partite contano poco o nulla, allora perché dovremmo pagare tanto per uno spettacolo che, di fatto, non lo è più?".