Esclusive TC

Niccolò Di Leo: "Lazio, servirà una partenza forte. Occhio a Esposito e Palestra. Folorunsho? Serve chiarezza tattica"

Niccolò Di Leo: "Lazio, servirà una partenza forte. Occhio a Esposito e Palestra. Folorunsho? Serve chiarezza tattica"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di www.imagephotoagency.it
Ieri alle 22:30Primo piano
di Vittorio Arba

Alla vigilia di Lazio-Cagliari, posticipo valido per la 10^ giornata di Serie A, la redazione di TuttoCagliari.net avuto il piacere di fare il punto della situazione con il collega Niccolò Di Leo, speaker di Radio Laziale e redattore per Lalaziosiamonoi.it.

La Lazio arriva al match contro il Cagliari dopo il successo contro la Juventus e il deludente pari sul campo del Pisa. Che Lazio possiamo aspettarci domani?

"Per quanto riguarda lo schieramento, sarà con ogni probabilità un 4-3-3. In porta ci sarà Provedel, mentre in difesa Lazzari, Gila, Romagnoli e Marusic dovrebbero comporre la linea a quattro, anche se l’eventuale recupero di Pellegrini — che ha accusato un piccolo fastidio al ginocchio — potrebbe modificare l’assetto, con Marusic spostato a destra e Lazzari in panchina. A centrocampo Cataldi agirà da perno, con Guendouzi sul centro-destra e Basic al momento favorito su Vecino a sinistra. In attacco ci sarà Dia come riferimento centrale, con Isaksen a destra e Zaccagni a sinistra. La vittoria contro la Juventus ha dato grande morale: è stata una Lazio solida, che ha saputo soffrire e ripartire, ma anche proporre gioco. A Pisa, invece, la squadra ha pagato la stanchezza fisica e mentale, sprecando molto e colpendo un palo con Basic. Il pareggio è arrivato anche per via del minor recupero rispetto all’avversario e di qualche errore di cinismo sottoporta. Contro il Cagliari mi aspetto una partita complicata, perché i rossoblù di Pisacane hanno dimostrato che, se impostano bene la gara, possono mettere in difficoltà chiunque, anche il Napoli campione d’Italia. Tuttavia, la Lazio proverà ad approfittare delle difficoltà del Cagliari, puntando molto sul primo tempo per cercare di sbloccare subito il risultato. Se riuscirà a portarsi in vantaggio, la partita potrebbe mettersi in discesa; se invece dovesse rimanere bloccata sullo 0-0 fino a metà ripresa, potrebbero emergere i soliti cali fisici che si sono già visti in stagione. L’obiettivo sarà quello di partire forte, come già accaduto contro Verona e Genoa".

Nonostante un avvio di stagione non all'altezza delle aspettative, Boulaye Dia guiderà l'attacco biancoceleste contro il Cagliari, complice l’assenza di Castellanos. Che gara ti aspetti dall’ex Salernitana?

"Dia è in un momento di grande difficoltà: tira poco verso lo specchio della porta e, quando ha le occasioni, le spreca. Il problema non è solo la finalizzazione: non riesce quasi mai a essere messo in condizione di creare un’occasione per sé stesso. Nelle partite contro Juventus, Atalanta e Genoa, però, ha dato un contributo diverso: si è mosso molto per la squadra, venendo incontro, giocando di sponda e portando via l’uomo per liberare gli esterni come Zaccagni e Isaksen. Credo che contro il Cagliari farà un lavoro simile, ma con la volontà di cercare di più la porta, perché ha bisogno di ritrovare il gol e la fiducia. Un anno fa lo apprezzavamo per il cinismo e la capacità di trasformare ogni occasione in gol: ora sembra aver perso quella lucidità. Mi aspetto una gara di sacrificio, ma anche una reazione d’orgoglio, perché l’ex Salernitana sa che deve sbloccarsi per dare un segnale importante alla squadra".

C’è un giocatore rossoblù al quale Zaccagni e compagni dovranno fare particolarmente attenzione?

"Senza dubbio Sebastiano Esposito. Stravedo per lui, sia come seconda punta sia come attaccante di raccordo. Non è un bomber classico, ma ha tutto ciò che serve all’attaccante moderno: colpo di classe, passo, rapidità, visione di gioco. Credo che finora abbia espresso solo una parte del suo potenziale, forse il 40-50%, ma se dovesse riuscire a portarlo anche solo all’80% diventerebbe un giocatore da big. Se domani mi proponessero Esposito alla Lazio, accetterei subito: sarebbe interessante vederlo lavorare con Sarri. Ha ancora margini di crescita enormi e, se trova continuità, può diventare uno dei migliori giovani attaccanti italiani. Detto questo, aggiungo anche Marco Palestra: lo avevo seguito ai tempi dell’Atalanta Primavera e mi ha sorpreso per come ha impattato in Serie A. È un esterno moderno, completo, capace di abbinare corsa, tecnica e dribbling. Lo vedo più come quinto che come terzino puro, ma ha tutto per adattarsi al calcio di oggi. E poi Caprile: per me è già pronto per una big, un portiere di alto livello che la prossima stagione meriterebbe di essere titolare in una squadra medio-grande".

Chi ti ha colpito maggiormente, in queste prime nove gare, tra le fila del Cagliari?

"Ti direi proprio Marco Palestra. Caprile e Esposito li conoscevamo già — uno è un portiere fortissimo, l’altro un talento in cerca di continuità — ma Palestra è quello che mi ha davvero stupito. Sta facendo più di quanto ci si potesse aspettare in un primo anno di Serie A, ha qualità e personalità e dimostra una maturità calcistica sorprendente per la sua età. È sicuramente il giocatore che mi ha impressionato di più in questo avvio di stagione".

Un parere su due ex di turno, Luca Pellegrini da una parte e Michael Folorunsho dall’altra. Come valuti il loro andamento?

"Sono due giocatori che conosco molto bene. Parto da Pellegrini: quando era giovane, tra Roma, Juventus e Cagliari, sembrava destinato a una carriera di altissimo livello. Invece si è un po’ perso per strada. È un terzino che ha qualità tecniche, corsa e potenza, ma non riesce a trovare continuità. Ci sono partite in cui sembra un protagonista assoluto, altre in cui fatica anche nei fondamentali. Difensivamente non eccelle, offensivamente è bravo ma discontinuo: resta un giocatore difficile da inquadrare, con potenzialità ancora inespresse. Per quanto riguarda Folorunsho, il discorso è diverso: al Cagliari gli serve chiarezza tattica. Non può fare una volta l’esterno, una volta la mezzala e un’altra il trequartista. È una mezzala offensiva, non un numero 10 classico. Ha fisicità, tiro e capacità d’inserimento, ma non la visione e la rapidità nel breve tipiche del trequartista. Secondo me sta pagando l’assenza di un ruolo definito, come era già successo a Firenze. Se trova la sua dimensione da mezzala, può diventare un giocatore molto importante: aggiunge qualità, corsa e forza fisica, un profilo che a Baroni piaceva molto. Quando era stato accostato alla Lazio lo avrei preso volentieri, perché per caratteristiche si sposa perfettamente con il calcio moderno. Deve solo stabilizzarsi in quella posizione e credere di più nei propri mezzi".