UN MIRTO CON... MARIO IELPO

UN MIRTO CON... MARIO IELPOTUTTOmercatoWEB.com
sabato 16 dicembre 2023, 00:09Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Il fiore dei suoi anni l’ha vissuto a Cagliari, regalando ai tifosi sardi (e a sé stesso) scintillanti e indimenticabili soddisfazioni.

Mario Ielpo, in Sardegna, è sinonimo di trionfo. Significa sia doppia promozione dalla C alla A sia sesto posto, con annessa qualificazione in Coppa Uefa, nel 1993. L'ex portiere romano è stato anche uno dei migliori interpreti del ruolo nella storia recente rossoblù: era capace di conciliare in modo esemplare la spettacolarità dello stile con l’efficacia degli interventi, risultando spesso insuperabile tra i pali. Decisivo il suo apporto, ad esempio, nella miracolosa salvezza del campionato 1990-’91, quando nel girone di ritorno tirò giù la saracinesca e contribuì alla sensazionale rimonta dei sardi, partita dai bassifondi della classifica.

Mario, il Cagliari di Ranieri viene dall’emozionante ribaltone dell’Unipol Domus contro il Sassuolo, mentre il Napoli da un importante successo in Champions League preceduto, però, da due tonfi in campionato. Quante chance attribuisce ai rossoblù di strappare almeno un punticino al “Maradona”?

“Intanto devo dire che l’ultima gara del Cagliari l’ho vista assieme a mio figlio, che è nato in Sardegna ma vive a Londra ormai da quindici anni. Nei giorni scorsi era in Italia per lavoro, quindi ci siamo goduti la rimonta targata Lapadula-Pavoletti e abbiamo gioito insieme: ormai il gol del Pavo oltre il novantesimo sta diventando un grande classico. Questa vittoria è stata tanta roba per i rossoblù: vincere quando hai già perso incide tantissimo anche dal punto di vista emotivo, e può cambiare gli scenari in proiezione futura.

Il Cagliari, dopo l’avvio di stagione complicatissimo, si sta riprendendo. Sta cominciando a diventare una compagine competitiva. E in attacco qualcosa combina sempre, o grazie ai suoi elementi più tecnici o sfruttando con le sue torri i mischioni in area nel finale di gara. Il Napoli invece ha vissuto uno shock, con l’addio di Spalletti prima e con l’esonero di Rudi Garcia poi. Certo non meritava di perdere così nettamente in casa contro l’Inter: in particolare nel primo tempo aveva costruito tante occasioni per segnare.”

Quale potrebbe essere la chiave interpretativa giusta per il Cagliari? Agire in contropiede, dato che il Napoli ha dimostrato di soffrire le ripartenze avversarie, o mantenere un baricentro alto e aggredire in avanti, un po’ come aveva fatto nel primo tempo a Torino contro la Juventus?

“Beh, io sono dell’idea che si debba ragionare in considerazione del potenziale di cui si dispone. Altrimenti tutti presserebbero altissimi e aggredirebbero l’avversario nella sua metà campo. Bisogna rispettare chi si ha di fronte.

In generale, e nello specifico per il Cagliari, credo che non si tratti tanto di stare alti o stare bassi in campo. Quello che conta, a mio parere, è l’aggressività. L’errore che fanno sempre quelli del Milan, ad esempio, è che quando rientrano in difesa non pressano in avanti. Tu puoi anche giocare basso – come ad esempio fa l’Inter – ma una volta che ti trovi con tutti gli uomini sotto la linea della palla devi andare ad attaccare gli avversari in avanti. Se ti fermi sul posto e aspetti, gli altri fanno quello che gli pare. Questo fa la differenza tra il giocare bene e il giocare male. Ergo, se fossi nel Cagliari al ‘Maradona’ tenderei a stare sotto la linea della palla e poi… guerra totale! Tra l’altro le squadre come il Napoli palleggiano tanto e a lungo: quando il possesso palla diventa sterile, man mano che il tempo passa puoi stare certo al cento per cento che ti si apriranno spazi per far male in contropiede. È matematico. Si tratta di restare in partita e di attendere il momento giusto per colpire. Per quelle che sono le sue caratteristiche, il Napoli concederà sicuramente delle chance ai rossoblù.”

Mario, le chiedo un ricordo personale del match che disputaste voi a Napoli nel 1990. Anche in quel caso i partenopei erano i Campioni d’Italia uscenti: li sorprendeste vincendo 2-1 con le reti di Pasquale Rocco e Daniel Fonseca.

“Il ricordo principale che mi ha lasciato quella partita è il coro dello stadio di Napoli, che ancora mi porto dietro. Non rammento adesso il ritornello preciso, ma i tifosi azzurri - ancora freschi di scudetto – per tutta la gara cantarono fino all’ossessione un coro ritmato per celebrare i loro campioni. Quel ritornello martellante ci entrò in testa a tal punto che, le settimane successive, cominciammo a cantarlo anche noi in allenamento…

La vittoria del San Paolo fu una grande iniezione di fiducia per noi. Quell’anno si concluse con una salvezza che alla fine del girone d’andata sembrava un’utopia. La svolta fu la partita casalinga contro il Genoa, quando il loro portiere Braglia spinse clamorosamente nella propria porta un traversone innocuo di Fonseca. Qualche settimana fa ho inviato un messaggio a Claudio Ranieri subito dopo la rimonta col Frosinone, da 0-3 a 4-3, dicendogli che la vittoria sui ciociari avrebbe rappresentato il ‘turning point’ di questa stagione. Esattamente come accadde a noi nel 1990 contro il Genoa al Sant’Elia.”