UN MIRTO CON... MARIO IELPO

UN MIRTO CON... MARIO IELPOTUTTOmercatoWEB.com
martedì 4 luglio 2023, 00:00Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Lui la formula dell’apoteosi la conosce bene. L’ha condivisa con Claudio Ranieri per tre anni in Sardegna, guidando la retroguardia rossoblù dai pali e fornendo un contributo determinante alla doppia promozione dalla C alla A, con annessa salvezza miracolosa nel campionato di massima serie 1990-’91.

Mario Ielpo, l’acchiappasogni che stroncava le velleità degli attaccanti avversari con parate miracolose e decisive (soprattutto nei momenti-chiave delle partite), il guardiano del Cagliari guidato da un Ranieri che non era ancora un “Sir” ma era già, seppur giovanissimo, un signor allenatore, ha vissuto la promozione targata Pavoletti con gioia, giubilo e un pizzico di nostalgica commozione. Perché sì, in qualche modo l’impresa di Bari l’ha fatto tornare indietro con la memoria ai tempi in cui il suo Cagliari furoreggiava sui campi di tutta Italia e mandava in visibilio la gente sarda, accorsa in massa a gremire il Sant’Elia o a seguire i rossoblù in trasferte avventurose nella profonda e remota provincia.

L’auspicio di Ielpo è che stavolta il presidente, a differenza di quanto fatto nel recente passato, si affidi totalmente a Ranieri per quel che riguarda la gestione del mercato e l’acquisto delle nuove pedine che dovranno comporre il Cagliari versione serie A.

Mario, avrà sicuramente seguito i playoff promozione e le sfide contro Venezia, Parma e Bari. È stata una gioia o una sofferenza?

“Devo dire che sono stati dei playoff emotivamente incredibili. Poi chi, come il sottoscritto, ha avuto in Ranieri il suo primo grande maestro da professionista - e ha da sempre Cagliari nel cuore - li ha vissuti con grande nostalgia. Mi è sembrato di rivivere la nostra cavalcata a fine anni Ottanta, quando sorprendemmo l’Italia intera. Non a caso, dopo la promozione ci siamo scambiati dei messaggi su WhatsApp con Claudio proprio rievocando i bei tempi andati.

Venendo al presente, direi che la promozione è stata meritata. Con tutto che, forse, in serie A avrebbe meritato di andarci anche il Bari. Le due gare della finale sono state tese e combattutissime; non a caso, le squadre che sono salite quest’anno sono davvero forti e hanno tutti i requisiti per rimanere in massima divisione da protagoniste.”  

Secondo lei, che lo conosce bene, come ha gestito Ranieri il dopo Cagliari-Bari? Non era facile risollevare il morale di una formazione che all’andata, in casa, era stata per larghi tratti dominata e si apprestava ad affrontare un ritorno davanti a sessantamila spettatori nemici inferociti e urlanti. Su cosa ha puntato il tecnico romano per costruire il capolavoro del San Nicola?

“La prerogativa principale di Ranieri è la capacità di convincere la squadra che ha tutte le possibilità per vincere anche le partite più difficili e che in un modo o nell’altro ci riuscirà, perché se lo merita. Questo è sempre stato il suo mantra. Nel ’90-’91 alla vigilia del girone di ritorno eravamo praticamente spacciati, considerati da tutti già retrocessi. Lui continuava a ripeterci che dai e dai, lottando e soffrendo alla fine ci saremmo salvati. E così fu.

Quest’anno il Cagliari a Bari non ha compiuto un miracolo, ha meritato la serie A sul campo. Anche per quello che aveva fatto in tutto il girone di ritorno, quando Ranieri aveva iniziato a seminare nel gruppo la convinzione che si potesse realmente puntare alla promozione. Credo che nessuno tra i rossoblù, a gennaio, immaginasse anche solo lontanamente di poter ottenere un simile risultato. Eppure lui è arrivato e ha trasmesso a tutti la consapevolezza di potercela fare. Che poi è la stessa cosa che ha fatto a Leicester, quando ha convinto una squadra ‘underdog’ di avere le carte in regola per vincere la Premier League, o a Parma, quando ha preso una compagine praticamente retrocessa e ha compiuto l’impresa, da molti ritenuta impossibile, di risalire la classifica. C’è poco da fare: questa è la specialità della casa di Ranieri.”

E ora come si comporterà il mister in fase di campagna acquisti? Che squadra e che obiettivo ha in mente per la stagione del ritorno in serie A?

“Le squadre di Ranieri giocano un calcio equilibrato, non smaccatamente offensivo ma certamente propositivo. L’obiettivo iniziale sarà sicuramente la salvezza, anche perché sarebbe sbagliato porsi obiettivi diversi in partenza. Poi durante il campionato, in caso di andamento particolarmente positivo, sarà possibile ridefinire traguardi e ambizioni. Magari qualche squadra-miracolo dello scorso anno si sgonfierà e non ripeterà le annate straordinarie che ha azzeccato di recente, lasciando spazio all’inserimento del Cagliari in zone più nobili della classifica.

Quello che mi sento di dire è che i rossoblù, negli ultimi anni in serie A, avevano quasi solo punte di peso: da Pavoletti a Cerri. Solo Joao Pedro rappresentava una sorta di variante, in questo senso. C’è invece bisogno, in A, di gente che corre e che sa far male negli spazi. Chiaramente non si potrà pensare di giocare contro le big del campionato completamente a viso aperto, altrimenti si rischierà di prendere l’imbarcata. Bisognerà lasciare un po’ il pallino del gioco agli avversari e colpirli in contropiede. Per fare questo servono esterni veloci e tecnici, abili a campo aperto. È una tipologia di giocatore che il Cagliari non ha allevato molto negli ultimi tempi, e che invece a mio parere è necessaria.”

Anche magari per cambiare modulo, passando da un classico 4-4-2 a un 4-3-3 che sfrutti la presenza di esterni d’attacco estrosi. Del resto la flessibilità è una caratteristica peculiare di Ranieri, che sa adattarsi al materiale tecnico a disposizione.

“Certo. L’allenatore bravo è quello che fa giocare bene i calciatori che ha. Io francamente, ad esempio, non ho mai capito perché il Milan giocasse, per un breve periodo, col 3-5-2 schierando Leao di punta. Quando il tuo miglior calciatore è abile a saltare l’uomo sulla fascia per poi accentrarsi e cercare la porta, tu devi metterlo nelle condizioni di giocare nel suo ruolo naturale. Se lui rende al massimo, le cose per la squadra vanno bene.

Ricordo distintamente che una volta chiesi a Mazzone: ‘Mister, ma perché rompe sempre le scatole a me, a Francescoli e a Matteoli?’. Lui mi rispose: ‘Perché se giocate bene voi vinco le partite, se giocano bene gli altri non cambia una mazza!’. Si tratta di frasi ovvie, scontate, che ciononostante contengono una notevole dose di verità.

L’unica cosa che mi sento di suggerire al presidente è di ascoltare Ranieri in questa delicata fase di calciomercato. Deve essere fermo e convinto: in passato ho visto Giulini un po’ ondivago, nel senso che magari ha acquistato calciatori adatti a un certo tipo di gioco salvo poi cambiare, in corsa, completamente tipo di allenatore. È importante essere coerenti e avere le idee chiare: sposare un progetto e portarlo avanti. In questo nessuno saprà consigliare il presidente meglio di un tecnico navigato come Claudio Ranieri.”