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UN MIRTO CON... MICHELE CANINI

UN MIRTO CON... MICHELE CANINITUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
venerdì 5 aprile 2024, 00:02Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Centottantacinque presenze con la maglia del Cagliari tra il 2005 e il 2012: Michele Canini, per sette stagioni, è stato uno dei pilastri della difesa rossoblù. Centrale granitico e quasi insuperabile nello stacco aereo, ha legato il suo nome ad alcuni degli anni più vincenti e spensierati della storia recente cagliaritana, tra sogni europei e salvezze acciuffate miracolosamente contro ogni pronostico e… contro ogni logica.

Michele, ormai siamo entrati nell’ultimo scorcio della stagione. I giochi sono fatti, non c’è più tempo per rammendare gli errori o per azzardare esperimenti. Il Cagliari si gioca la vita: come vede la compagine rossoblù da qui a fine maggio?

“Dopo il pareggio col Verona, che è un’ottima squadra contro la quale è difficile giocare, ci sarà un trittico di partite ad altissimo coefficiente di difficoltà. Ma io vado controtendenza: forse è perfino meglio affrontare avversari così forti, perché Nandez e compagni non avranno nulla da perdere e potranno scendere in campo a mente libera per giocarsi le proprie fiches senza pensieri. Se dovessero arrivare dei punti, indubbiamente varrebbero doppio. Credo che il Cagliari arrivi a questo tour de force con lo spirito giusto, e per conto mio alla fine verrà premiato e riuscirà a conservare la categoria.”

Atalanta, Inter e Juventus: difficoltà crescente o decrescente, al netto della forza dell’Inter che quest’anno ha letteralmente ammazzato il campionato? Quale tra queste tra supersfide, a suo avviso, potrebbe essere la più “abbordabile”?

“È piuttosto difficile dirlo. Forse l’Atalanta, avendo giocato in Coppa Italia e dovendo affrontare la gara col Cagliari in trasferta, potrebbe un po’ risentire della stanchezza e rivelarsi l’avversario meno proibitivo. Le gare infrasettimanali, è innegabile, sottraggono qualche energia fisica e mentale, anche se va al contempo ricordato che queste squadre sono ormai abituate a scendere in campo ogni tre giorni. Certo, se il Cagliari dovesse incontrare un’Atalanta un po’ scarica e con qualche assenza dettata dagli infortuni o dal turnover potrebbe cogliere l’occasione per strappare un risultato positivo. D’altra parte l’impegno col Liverpool, che attende i bergamaschi giovedì prossimo, è di quelli davvero importanti e prestigiosi. Ci sta che all’Unipol Domus la formazione di Gasperini possa lasciare qualcosina a livello mentale.”

Michele, ormai il Cagliari di Ranieri lo conosciamo bene: in sintesi, a suo avviso quali sono i principali pregi e difetti della compagine isolana, che la accompagneranno anche nel concitato finale di stagione?

“Il pregio, su tutti, è che il Cagliari non molla mai. E questo è un dato di fatto. Il difetto direi che consiste nell’approccio della squadra alle partite, che spesso non è stato ottimale. Tanto da costringere poi i rossoblù a inseguire e rimontare nei secondi tempi. Se riuscissero a mantenere lo stesso atteggiamento durante tutta la partita limiterebbero gli alti e bassi e risolverebbero quello che, a mio avviso, resta il loro problema più grosso. Anche perché la squadra c’è, e lo sta dimostrando. Dovrebbe limare queste sue spigolosità.”

Il vostro approccio – e parlo in particolare del Cagliari di Massimiliano Allegri – era certamente ben diverso da quello dei rossoblù di Ranieri. Voi scendevate in campo senza paura e provavate a giocarvela alla pari con tutti fin dal primo minuto. Naturalmente parliamo di tempi – e di interpreti – difficilmente paragonabili con quelli attuali.

“A mio avviso la nostra squadra era molto più forte di quella attuale. E, tra l’altro, militava in una serie A ricca di formazioni attrezzatissime. Ma soprattutto aveva uno zoccolo duro di calciatori che si conoscevano benissimo e giocavano insieme, in massima serie, da tanti anni: quello era il vero segreto. Noi, forti della nostra consapevolezza tecnica e psicologica, avevamo la forza mentale di sfidare a viso aperto qualsiasi avversario; certo, non sempre portavamo a casa il risultato, ma raramente venivamo surclassati o sconfitti di goleada. Ricordo bene che a febbraio 2010, con Allegri, eravamo praticamente quarti in classifica.”