UN MIRTO CON... ALESSANDRO FRAU

UN MIRTO CON... ALESSANDRO FRAU
martedì 22 agosto 2023, 00:04Un mirto con...
di Matteo Bordiga

Da poco più di due anni siede sulla panchina della Torres in qualità di vice-allenatore, ma quando indossava calzoni e scarpette chiodate la maglia rossoblù sassarese la difendeva a suon di gol.

Ha girato parecchie squadre nel corso della sua carriera di calciatore; si è anche ritagliato un’occasione ad altissimi livelli tra le fila della Roma, dopo aver messo in mostra qualità tecniche, balistiche e temperamentali fuori dal comune. E, siccome certi amori fanno giri immensi e poi ritornano, la sua parabola si è (per ora) conclusa col rientro - da mister - alla base torresina.

Alessandro Frau, “secondo” di Alfonso Greco (ex centrocampista con un passato anche nel Cagliari) alla guida della formazione sassarese, si racconta ai microfoni di tuttocagliari.net.

Alessandro, iniziamo parlando del Cagliari. A suo avviso come si presenta ai blocchi di partenza del massimo campionato, al netto dei possibili nuovi arrivi negli ultimi giorni della sessione di mercato? Ha le carte in regola per conquistare una tranquilla salvezza?

“Innanzitutto parte dal vantaggio di avere un allenatore di grande valore come Ranieri. La rosa del Cagliari attualmente è buona, ma sicuramente qualche rinforzo dovrà arrivare. Penso a un difensore d’esperienza, ma soprattutto a un attaccante: in serie A per far bene occorre gente che sappia segnare. Mi riferisco a una punta centrale classica, perché come contropiedista-seconda punta c’è già Luvumbo, veloce e bravissimo negli spazi. Serve proprio un centravanti in grado di tenere la palla, abile nelle spizzate di testa e nel far salire la squadra. Quello è il profilo sul quale mi concentrerei.”

Dove potrebbe arrivare una squadra come questo Cagliari, che aldilà dei campanilismi regionali unisce tutta un’Isola, nel medio-lungo periodo?

“Comincio col sottolineare che, alla fine, siamo tutti sardi. Gli sfottò nel calcio ci stanno, per carità, ma dopotutto da Cagliari a Sassari siamo uniti da un’unica bandiera. Difficile dire dove possa arrivare il Cagliari: dipende tutto dalle intenzioni della proprietà. Dall’individuare un obiettivo concreto: vivacchiare o puntare a qualcosa di più stimolante e importante. Io mi auguro che col passare degli anni si possa alzare l’asticella, perché fa sempre piacere avere una squadra sarda che si fa valere e apprezzare a livello nazionale.”

Veniamo alla “sua” Torres. Lei come sta vivendo l’esperienza da allenatore e quali sono le aspettative che riponete nella compagine sassarese per questo e per i prossimi campionati?

“L’esperienza da allenatore finora è stata molto positiva. Siamo partiti dalla serie D e siamo saliti subito in C: un traguardo importante e tutt’altro che scontato, dal momento che è difficilissimo vincere i campionati di D al primo colpo. L’anno scorso abbiamo ottenuto una preziosa salvezza, mentre quest’anno la società ha avuto tutto il tempo per allestire una formazione competitiva e ha operato a mio parere molto bene sul mercato. Il nostro obiettivo è semplice: crescere passo dopo passo, anno dopo anno. In maniera progressiva. Con serietà e pazienza, senza illudere nessuno. Morale della favola: tra qualche stagione spero di trovarmi in una categoria ancora superiore…

La parola chiave è pianificazione: difficilmente si riescono a ottenere grandi risultati per puro caso. Noi speriamo, con la programmazione e con la crescita graduale, di approdare il prima possibile – ma senza avere assolutamente fretta – in serie B.”

Qual è la differenza principale e più evidente che sta riscontrando tra la sua precedente vita di calciatore e la nuova realtà di allenatore in cui si è calato da qualche anno?

“Quando sei allenatore devi pensare, assieme ai tuoi assistenti, per venticinque teste! Non sempre è facilissimo. Tuttavia, essendo stati entrambi calciatori, io e Alfonso Greco (il tecnico della Torres, ndR) spesso riusciamo a capire in anticipo quello che sta passando nella testa dei nostri giocatori. E questo è un grande vantaggio. Ripeto: per adesso mi sto trovando bene nei panni di allenatore.

Di certo quando lavori in un gruppo di venticinque persone tendi a ragionare in maniera omnicomprensiva. Non esiste solo l’aspetto tattico o solo quello psicologico: devi considerare tutti gli elementi nel loro complesso. Poi la tattica a volte la scegli in base alle condizioni fisiche dei giocatori, altre volte la adatti alle caratteristiche dell’avversario… Per fortuna il nostro staff è molto unito e affiatato: cresciamo tutti insieme nella maniera giusta.”