Esclusive TC

UN MIRTO CON... FRANCESCO CASAGRANDE: "In serie A l'esperienza conta, ma innanzitutto bisogna correre: per questo dico che puntare su calciatori giovani è sempre una strategia potenzialmente vincente. Il Cagliari sta andando in questa direzione"

UN MIRTO CON... FRANCESCO CASAGRANDE: "In serie A l'esperienza conta, ma innanzitutto bisogna correre: per questo dico che puntare su calciatori giovani è sempre una strategia potenzialmente vincente. Il Cagliari sta andando in questa direzione"TUTTOmercatoWEB.com
© foto di Federico De Luca
Ieri alle 01:24Un mirto con...
di Matteo Bordiga

L’ex mediano rossoblù Francesco Casagrande, intervistato da Tuttocagliari.net, fa il punto sul nuovo Cagliari che giorno dopo giorno, sotto la guida del tecnico Fabio Pisacane e in seguito agli sviluppi della sessione estiva di calciomercato, sta prendendo forma. Con un obiettivo ben preciso: migliorare il rendimento offerto nello scorso campionato e, possibilmente, scalare qualche posizione in classifica.

Francesco, partiamo dalla sua opinione sulla grande scommessa rappresentata da Fabio Pisacane. Lei come ha accolto la decisione della società sarda di puntare su un allenatore privo di esperienza in serie A ma animato dall’entusiasmo e dalla voglia di stupire tipici degli esordienti?

“Di sicuro il suo non sarà un compito facile. Proviene infatti dal settore giovanile: il salto dalla Primavera alla prima squadra è tutt’altro che agevole, e nasconde tantissime insidie. Però se la società si è spinta fino a decidere di affidargli la panchina vuol dire che lui ha davvero degli ottimi requisiti. Dovrà dimostrare soprattutto di avere personalità: confrontarsi con calciatori di serie A richiede carisma e doti di leadership. Insomma, dovrà innanzitutto essere capace di gestire un gruppo composto da elementi che, a loro volta, hanno una forte personalità.

Ci tengo comunque a dire una cosa: alla fine se disponi di buoni giocatori e di un buon gruppo, beh quasi sicuramente otterrai degli ottimi risultati. Tu puoi essere l’allenatore più bravo e più preparato del mondo, ma nel calcio i protagonisti sono i giocatori. Il tecnico è come uno chef che assembla gli ingredienti, ma i calciatori rappresentano le materie prime: senza di loro non puoi concepire un piatto prelibato. Faccio l’esempio di Trapattoni: al timone delle grandi squadre ha vinto tutto, poi al Cagliari ha faticato parecchio e non ha avuto granché fortuna. Questo per sottolineare che il mister è importante per dare un’identità alla squadra e per migliorarla tecnicamente e tatticamente. Ma quel che conta davvero è il valore degli interpreti che scendono in campo: se non sono all’altezza per chi li guida è difficile impostare uno spartito da seguire.”

Parliamo di mercato: sono andati via tanti centrocampisti, da Marin a Makoumbou. Senza dimenticare Nicolas Viola. Sono stati ingaggiati alcuni giovani, ma anche elementi più “rodati” come Mazzitelli e Folorunsho. L’attacco è stato rivoluzionato dagli arrivi di Kiliçsoy e di Borrelli… e potrebbe non essere finita qui, dal momento che anche l’affare-Sebastiano Esposito sembra prossimo a una felice conclusione. Insomma, lei come vede questo nuovo Cagliari che sta cambiando pelle?

“I giovani sono sempre un’incognita, ma io preferisco mille volte puntare su dei talenti in erba vogliosi di emergere e di affermarsi piuttosto che optare esclusivamente per l’usato sicuro. Certamente l’esperienza è un valore importante, ma in serie A bisogna soprattutto correre: occorre avere polmoni, determinazione e ferocia agonistica. Tutte prerogative garantite da un giovane motivato e affamato.

Il Cagliari oggi come oggi è una squadra che potrebbe fare tutto e il contrario di tutto: un esperimento ancora tutto da scoprire.”

Ripensando al Cagliari visto nell’ultimo campionato, secondo lei come e dove la compagine rossoblù può e deve migliorare per alzare il tiro delle ambizioni?

“Direi che bisogna migliorare un po’ dappertutto, perché con Nicola abbiamo subito troppo e segnato troppo poco. La speranza è che il nuovo mister ci dia un gioco che possa consentirci di esaltarci sia in fase difensiva che dalla cintola in su. Partendo dal presupposto che il centrocampo è un reparto imprescindibile per qualsiasi compagine. La difesa deve essere protetta e schermata dai centrocampisti, che allo stesso tempo devono rifornire adeguatamente le punte. Deve funzionare tutto bene, a partire dal cuore pulsante della squadra e dunque dal centrocampo.

Il Cagliari ha l’obiettivo di fare una stagione tranquilla. Sappiamo benissimo che non sarà facile, ma l’elemento determinante potrebbe essere proprio la giovane età di tanti protagonisti che si affacciano per la prima volta sul palcoscenico della serie A. Ai miei tempi, quelli della famosa squadra composta dai vari Corti, Lamagni e Longobucco, eravamo giovani, ruspanti e determinati a imporci ai massimi livelli. E, non a caso, già al primo anno in serie A - campionato 1979-’80 - facemmo una gran bella figura. Non avevamo dalla nostra l’esperienza, ma affrontavamo anche le big con coraggio e con spavalderia. E spesso e volentieri riuscivamo a mettere a segno l’impresa.”